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Micropali


Fondazioni di “piccolo diametro”
Raggiungono un diametro massimo di 300 mm e notevoli profondità in relazione al terreno attraversato. I micropali sono costituiti essenzialmente da un’armatura metallica, (barre, tubolari o putrelle d’acciaio) annegata nella guaina che può essere di boiacca o malta cementizia; in particolari situazioni le armature tubolari sono valvolate in prossimità del bulbo e si provvede, oltre che alla costituzione della guaina con iniezione a bassa pressione, alla iniezione ripetuta selettiva delle valvole (IRS) attraverso un packer. Il campo di applicazione dei micropali è estremamente vasto, in termini di stratigrafie ed in relazione alla logistica di cantiere; ciò poiché le attrezzature impiegabili sono leggere, facilmente trasportabili e configurabili in funzione dei vincoli architettonici. Le principali procedure di scavo di un micropalo e quindi le configurazioni dell’attrezzatura sono:

-a rotopercussione a mezzo di un martello battente azionato dall’aria del motocompressore collegato; il martello è posto all’estremità di una serie di aste modulari. L’aria compressa contribuisce alla perforazione e provvede al trasporto della risulta in superficie;

-a rotazione con ausilio di acqua resa in pressione da una pompa esterna; lo scavo viene effettuato dalle punte (tricono, trilama ecc.) poste all’estremità della batteria di aste; l’acqua in pressione contribuisce allo scavo e provvede al trasporto in superficie della risulta.

Si ha circolazione interna dei fluidi quando gli stessi vengono convogliati tra il rivestimento provvisorio e la batteria delle aste; la circolazione è esterna quando i fluidi spinti attraverso le aste od il rivestimento provvisorio, risalgono a contatto con le pareti del foro. Una delle varianti più comuni è il micropalo trivellato realizzato con l’ausilio di eliche modulari; viene utilizzata in terreni dove il foro è asciuprevalentementetto ed autosostenente.

Pali rivestiti


La tecnologia DHDS (Double Head Drive System) trova applicazione nella realizzazione di qualunque tipo di interrato ed in molte berlinesi; il suo utilizzo diviene pressoché indispensabile qualora sussistano condizioni di precarietà di sostentamento del foro o stratigrafie complesse. I pali vengono realizzati senza l’impiego di fanghi o polimeri: il basso impatto ambientale della lavorazione con l’ambiente circostante rende meno oneroso il conferimento a discarica della risulta e rende la lavorazione adatta in contesti urbani ed in siti inquinati. E’ una lavorazione adatta a qualsiasi contesto geotecnico, dal limo della laguna veneta ai terreni alluvionali; l’escursione verticale dell’elica rispetto al rivestimento determina l’esatta configurazione in funzione della stratigrafia attraversata. Durante la fase di scavo l’integrità del terreno circostante è garantita dal rivestimento; durante la fase di risalita l’impossibilità di detensionamento del terreno è garantita dal gruppo rivestimento-elica: una protezione sia laterale sia all’eventuale sifonamento del materiale nel punto di scavo, una reale garanzia contro lesioni agli edifici limitrofi. La realizzazione del palo DHDS si attua nelle fasi di:

  • scavo, con rotazione del rivestimento e contro-rotazione dell’elica continua interna; simultaneamente la perforatrice spinge l’attrezzatura di scavo verso il fondo del foro mantenendo l’isteresi tra le coppie delle due teste e quella del pull-down. Sia il rivestimento che l’elica sono corredate di idonei taglienti scelti in funzione del terreno da attraversare.

  • durante lo scavo il computer di bordo monitorizza e registra i parametri relativi alla verticalità, alla profondità di scavo, alle velocità di esecuzione ed alle coppie di lavoro; il materiale scavato risale attraverso la rotazione dell’elica sino al cestello posto alla sommità, da cui il terreno viene scaricato a terra.

  • getto, al termine della rotazione il sistema di scavo viene progressivamente estratto e viene pompato il calcestruzzo all’interno dell’elica sino alla sua estremità. Il getto avviene quindi dal fondo del palo fino alla sua sommità a velocità di risalita controllata in funzione della saturazione volumetrica del foro; durante tale sessione il computer monitorizza e registra i parametri fondamentali dell’attività.

Inserimento armatura, nel getto fresco di calcestruzzo, opportunamente additivato, a caduta per peso proprio.

 

Trivellati


E’ la tipologia di pali gettati in opera più comune e più datata. Con l’avvento delle nuove tecnologie sostitutive e le problematiche legate alla gestione dei fanghi bentonitici questa lavorazione si colloca in una nicchia, comunque significativa, caratterizzata da notevoli diametri, 1200 mm ed oltre, da stratigrafie estremamente complesse (roccia inclusa) o da profondità notevoli. La sequenza esecutiva è estremamente semplice, lo scavo viene effettuato con asportazione di terreno a mezzo benne mordenti o con altro utensile dedicato, viene inserita dapprima l’armatura metallica, quindi un tubo getto sino sul fondo dello scavo ed attraverso la tramoggia posta nella parte superiore del tubo getto si inserisce il calcestruzzo estraendo progressivamente il tubo getto. In funzione del contesto geotecnico e della presenza o meno di falda si possono avere tre configurazioni principali:

  • foro autosostenente che prevede lo scavo a secco (poco diffuso e non sempre accettato);

  • presenza di falda che impone l’utilizzo di un lamierino di rivestimento, solitamente vibro infisso, quanto meno per una quota a parte della lunghezza del foro;

  • foro non autosostenente che impone o il rivestimento totale del foro o la gestione di fanghi bentonitici o polimerici.

In caso di intercettazione di trovante o strato roccioso, od altro strato consolidato, o per l’ammorsamento del palo stesso, vengono montati particolari utensili che lavorano come uno scalpello frangi roccia. E’ prassi comune proteggere la parte superiore del foro con un lamierino (avampozzo) per prevenire l’erosione delle pareti del foro causate dal ripetuto passaggio degli utensili di scavo. Variante del palo trivellato è il palo carotato contraddistinto dall’utilizzo di un carotiere quale utensile di scavo.

CFA


CFA o palo ad elica continua è un palo trivellato a secco, quindi senza l’onere della gestione dei fanghi bentonitici per il sostentamento delle pareti del foro. La tecnologia è basata sulla rotazione di un’elica continua con un utensile di scavo posto alla sommità inferiore e configurato in funzione del terreno da scavare. L’elica, saldata su di un tubo cavo al cui interno passa il calcestruzzo nella fase di getto, è accoppiata ad un mast che oltre ad assolvere a funzioni meccaniche ed a consentire la traslazione verticale della testa, consente di controllare la verticalità del foro. La procedura esecutiva è molto semplice così come la configurazione dell’attrezzatura in cantiere: la perforatrice provvede allo scavo combinando la torsione dell’elica con il pull-down; raggiunta la quota di fondo scavo viene gettato il calcestruzzo pompato solitamente da una pompa cingolata che riceve l’agglomerato da un’autobetoniera. La risalita è controllata dall’operatore che si avvale della strumentazione di bordo che oltre che a consentire il monitoraggio registra i dati significativi per un’eventuale stampa del report. Un escavatore a braccio rovescio dà servizio alla lavorazione spostando ed accompagnando il tubo getto ed allontanando la risulta da boccaforo. A getto ultimato viene calata l’armatura nel calcestruzzo fresco per caduta a peso proprio. I diametri gestibili da 400 a 1200 mm. (Più è piccolo il diametro maggiore sarà la deviazione della traiettoria dell’elica in fase di scavo) e le profondità sono correlate alla stratigrafia del sito; mediamente possono essere gestite lunghezze del palo sino ad una ventina di metri. Maggiori lunghezze possono essere realizzate con l’ausilio di una prolunga in testa all’elica chiamata “astone” che lavora passando attraverso un mandrino: tale accorgimento non sempre viene accettato poiché i primi metri di scavo, quelli interessati dall’astone, rimangono scoperti, ovvero non c’è una protezione laterale del foro con pericolo non solo di cedimento delle pareti, ma anche di contaminazione del calcestruzzo in fase di getto. Sono frequentemente utilizzati per la loro economicità, per la semplicità organizzativa, per la velocità di esecuzione; purtroppo non offrono garanzie in merito alla verticalità /linearità della traiettoria di scavo possono essere soggetti a taglio in presenza di falda.

 

Paratie secanti


La paratia di pali secanti è una serie di pali eseguiti ad un interasse minore del diametro; ne consegue una struttura dove ogni palo ha in comune con il suo adiacente una regione di intersezione. La serie è costituita da pali primari e pali secondari tra loro alternati; da tale classificazione deriva l’ordine di esecuzione il tipo di armatura e la parzializzazione in fase esecutiva. La qualità dell’opera è frutto della corretta applicazione dei criteri esecutivi fondamentali: posizionamento, interasse, verticalità. Al posizionamento ed all’interasse provvede il cordolo guida, strutturato in maniera tale da limitare la tolleranza a qualche millimetro per il posizionamento e di un ordine di grandezza inferiore per l’interasse;  La verticalità è controllata, sia in fase di posizionamento che di esecuzione, direttamente e costantemente dal computer on board della perforatrice che verifica e registra in real time la verticalità della perforazione. 

Palificazioni

GEOGNOSTICA

GEOSONDEDILE  fornisce servizi integrati nei diversi settori della geologia tecnica e geologia applicata all’ingegneria e all’ambiente (sondaggi geognostici attrezzati, indagini geofisiche, idrogeologiche e geotecniche in sito e di laboratorio, indagini geologiche-ambientali), esegue prove di emungimento e monitoraggi per fini idrogeologici ed è in grado di predisporre tutte le principali tipologie di prove e test per la caratterizzazione geologico-tecnica ed ambientale di terreni e rocce. I sondaggi geognostici permettono di analizzare il suolo in profondità per la valutazione delle sue caratteristiche geologiche e geotecniche. 

 

Le perforazioni di sondaggio, generalmente, si suddividono in due tipi:

    1.sondaggi stratigrafici: che consentono di individuare la stratigrafia oggetto dell'indagine;

    2.sondaggi geotecnici: che, oltre a riconoscere il profilo stratigrafico, consentono di determinare la profondità di rinvenimento di eventuali falde idriche e di determinare le proprietà meccaniche dei lito tipi per mezzo di prelievo di campioni indisturbati.

I sondaggi vengono eseguiti mediante sonda a rotazione o roto-percussione. L'utensile di perforazione più semplice è rappresentato da un tubo di acciaio (carotiere) la cui estremità inferiore è costituita da una corona tagliente provvista di elementi di metallo duro o diamante.
Durante l'esecuzione del foro di sondaggio è necessario assicurare la stabilità delle pareti del foro stesso e del fondo foro. Viene impiegato un rivestimento metallico provvisorio del foro che viene installato man mano che la perforazione procede. Per garantire la stabilità del fondo foro è possibile effettuare manovre di estrazione e campionamento a velocità bassa e mantenere il battente del fluido di perforazione il più alto possibile. 
L'esperienza, la professionalità e le conoscenze geologiche permettono a Geosondedile S.r.l. di garantire la buona riuscita delle operazioni ed un sondaggio di qualità
Le carote estratte vengono posizionate in una canaletta per l'ispezione visiva e poi vengono riposte con la massima cura e ordinatamente in cassette catalogatrici. I risultati vengono trascritti su di un apposito modulo detto modulo stratigrafico. Anche in questo caso la competenza dei tecnici Geosondedile S.r.l. è fondamentale per rappresentare e sintetizzare i risultati delle indagini secondo una rappresentazione delle formazioni chiara e dettagliata.   

Trivellazioni Orizzontali
 Pozzi Artesiani a Percussione
Pozzi d'acqua a percussione

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